Di Maio e Di Battista |
Molti commentatori politici si
stupiscono per la tenuta del consenso popolare a favore del M5S così
come certificato dai sondaggi. In modo ormai stabile, da mesi, le
proiezioni indicano una banda di oscillazione tra il 26 e il 29% da
parte delle maggiori agenzie, incuranti, sembra, delle vicissitudini
pentastellate. Sembra riproporsi il paradigma di Donald Trump che, con
una fulminante battuta durante la campagna per le presidenziali, smontò
la narrazione arrembante dei media contro di lui: “sono talmente amato
che potrei scendere a sparare sulla quinta strada e mi voterebbero lo
stesso”.
Dopo il silenzio elettorale dei
sondaggisti vedremo se tali previsioni saranno confermate dai voti veri
dentro le urne. Nel frattempo, tali commentatori ripropongono la solita
litania di motivazioni per questi fatti stupefacenti. Nonostante il
MoVimento abbia dato ampie dimostrazioni, dicono, della sua incapacità,
incoerenza, inettitudine, inadeguatezza, addirittura disonestà, se i
cittadini continuano a premiarli non è per loro merito ma perché i
sentimenti di odio e di anti-politica sono talmente diffusi che è molto
difficile sradicarli. È la protesta la vera benzina che spinge ancora il
motore 5stelle, null'altro.
Di certo tali motivazioni non mancano,
malgrado Di Maio stia costruendo una immagine più istituzionale e
pragmatica, “governativa”, dei pentastellati. Forse il M5S sta perdendo
voti in quelle frange, piuttosto marginali, di incattiviti ma,
evidentemente, ne sta conquistando altri in altre fasce di popolazione.
Le motivazioni vengono da lontano e non hanno nulla a che fare con l'anti-politica. Semmai il contrario.
Il Movimento Cinque Stelle non nasce
all'improvviso ma è il frutto di una lunga gestazione tra gli anni
novanta e duemila durante i quali il suo ideologo e cofondatore Beppe
Grillo ha costruito una comunità politica in fieri, un sentire
comune, una emotività collettiva attraverso i suoi spettacoli e le sue
ricerche. Un modo di fare politica nuovo che riempiva i palazzetti. Un
artista visionario curioso della realtà e della società con indubbio
carisma e una storia personale particolare. L'incontro con Casaleggio
servì a strutturare comunicativamente e poi organizzativamente in modo
stabile, attraverso la rete, tale magma di seguito popolare e di
conoscenze. Il blog servì per condensare un senso di appartenenza che si era già diffuso poiché aveva colto uno spirito del tempo.
Movimenti politici di massa, popolari,
sembrano poter nascere in questa epoca solo in tal modo. L'altro esempio
storico assimilabile, ma solo per tali aspetti genetici, è stata Forza
Italia nata dal sentimento diffuso con le televisioni commerciali (con
tempi di gestazione lunghissimi, in cui programmi televisivi come Ok il prezzo è giusto o Drive In
hanno plasmato la società molto più e in profondità di mille comizi
politici), una personalità di riferimento carismatica, e
un’organizzazione strutturata secondo criteri aziendali. Nel caso manchi
anche uno solo di questi tre elementi, il progetto anche se avviato
favorevolmente è destinato poi al fallimento (vedansi i casi dell'Italia
dei Valori o di Scelta Civica). Unica parziale eccezione è stata la
Lega che non ha mai usufruito di una organizzazione “aziendale” ma la
cui strutturazione territoriale degli attivisti ha compensato
egregiamente tale aspetto.
È il senso di appartenenza al MoVimento
quel collante forte che i vari commentatori, nella loro miopia, non
vedono, e che non si lascia scalfire da eventi avvertiti come transitori
o come naturali crisi di crescita. O addirittura come attacchi
strumentali ed ingiustificati che servono a rafforzare ancora di più il
senso di tale appartenenza.
Un recente sondaggio pubblicato dal Corriere della Sera
(Ipsos di Nando Pagnoncelli) sulla composizione demografica e sociale
dell'elettorato appare molto istruttivo. Per i 5 Stelle, tra i 25 e i 54
anni la percentuale di elettori è stabilmente sopra il 30% con un picco
del 36% nella fascia 35-44 anni. Tale percentuale crolla però al di
sotto del 20% tra gli ultra 65. Socialmente l'elettorato è stratificato
in tutte le aree professionali ma non si tratta solo di voto borghese o
più in generale di ceto medio, infatti la percentuale più alta in
assoluto è tra gli operai con ben il 40% (e se a questo dato si aggiunge
il 20% della Lega ci si accorge che la grande maggioranza della classe
operaia non vota più a sinistra).
Il sociologo De Masi sostiene che il
blocco elettorale è lo stesso che fu del PCI. Considerazione realistica
se spogliata di connotazione ideologica. Ma l'evoluzione nella società
porta ad identificare nell'esclusione il fattore comune per
individuare il grillino tipo. Un elemento soprattutto generazionale che
si può declinare secondo varie chiavi di lettura.
Esclusione politica: i partiti
tradizionali avevano intasato ormai ogni possibilità di partecipazione
al governo della cosa pubblica, strutturandosi spesso e volentieri
secondo logiche clientelari e parassitarie. Chi era fuori da
conventicole era semplicemente fuori dalla possibilità di svolgere un
efficace ruolo pubblico.
Esclusione sociale: che è una
conseguenza diretta di quella politica. Non è il merito l'ascensore
sociale ma l'appartenenza ad una qualche baronia, in qualunque ambito.
Chi non ha santi in paradiso o si mette in coda o trova all'estero lo
sfogo per le proprie aspirazioni.
Esclusione economica: che diventa
tutt'uno con le prime due. Precarietà cronica, realizzazione personale
che rimane ingessata da mille rigidità, età adulta che si sposta sempre
più in avanti causando frustrazioni, insicurezze, instabilità.
Il MoVimento è stato l'unica forza
politica capace di raccogliere il grido umano che arrivava da tali
criticità. Il suo programma, votato e approvato direttamente dagli
iscritti, secondo modalità di partecipazione del tutto originali, ha due
direttrici fondamentali, moralizzazione e innovazione, che si snodano poi in ogni settore di intervento.
Troviamo dunque proposte molto avanzate
per risolvere la piaga dei conflitti di interesse che sclerotizzano lo
Stato; proposte particolarmente incisive per il contrasto e la lotta
alla corruzione, piaga non solo civile ma anche economica che draga
miliardi su miliardi dall'economia reale.
Al contempo si analizza con attenzione
il cambio di civiltà in corso: così si prospetta una rivoluzione
energetica che da qui al 2050 porterà ad abbandonare le fonti fossili a
favore di quelle rinnovabili. La mobilità, la produzione industriale, le
nostre vite ne saranno profondamente modificate. Lo stesso dicasi per
l'innovazione tecnologica derivante da intelligenza artificiale,
internet delle cose, robotica, con il suo impatto sul mondo del lavoro
che dovrà essere gestito, sorvegliato, accompagnato da qui al 2030.
Dunque, senso di appartenenza forte ad
una comunità umana, prima che politica. Moralizzazione. Innovazione. Chi
trascura questi elementi non è in grado di comprendere la natura vera e
profonda del MoVimento Cinque Stelle.
Finché tali elementi resteranno saldi
resterà saldo anche il consenso popolare. Pertanto il nemico da temere è
l'omologazione, la perdita di senso, lo smarrimento e dunque la rabbia
che non ti fa più sentire a casa.
Il MoVimento, se ambisce al governo
della Nazione, dovrà riuscire continuamente ad evolversi e reinventarsi
sotto tali aspetti, al di là dei risultati di questa tornata elettorale.
In ogni caso il futuro lo attende.
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